Situazione Drammatica a Butembo
L'esercito congolese è allo stremo, senza munizioni né cibo, mentre l’M23 minaccia di avvicinarsi nel giro di pochi giorni a Butembo, seconda città più popolosa del Nord Kivu e principale nodo commerciale della provincia. Una fonte sul posto ha riferito la situazione critica, preferendo rimanere anonima per motivi di sicurezza.
La testimonianza, proveniente da Butembo, giunge alcuni giorni dopo l’ingresso dei miliziani dell’M23 nella città di Kanyabayonga, località di 60mila abitanti collocata nel territorio di Lubero e a metà strada fra la stessa Butembo e Goma, capoluogo del Nord Kivu. Kanyabayonga è inoltre ritenuto un punto di passaggio chiave per accedere alla parte settentrionale della provincia.
Nel Video (I ribelli, dopo aver preso la città rurale di KANYABAYONGA e qualche villaggio nel territorio di Lubero, ora stanno andando a Butembo per combattere) 1 Luglio 2024
Avanzata Dell’M23
La presa della città è stata annunciata dalle stesse M23 e confermata in via anonima alla stampa internazionale anche da alcuni esponenti dell’amministrazione locale. Neanche il tempo di prendere possesso di questo nuovo avamposto, che i miliziani sarebbero già avanzati verso Kayna, una decina di chilometri più a nord. Ulteriori testimonianze indicano un avanzamento ancora maggiore. «Dopo Kayna è stato la volta di Luofu e Kirumba, mentre oggi, i guerriglieri sono arrivati fino a Kaseghe», altri 25 chilometri verso nord in direzione di Butembo, che a questo punto disterebbe meno di 70 chilometri.
L'Esercito in Difficoltà
I soldati dell’esercito regolare si starebbero dimostrando completamente incapaci di reagire. «I nostri militari – ha denunciato il testimone – non sono più nelle condizioni di opporre resistenza, privi come sono di qualsiasi forma di sostegno nonché di munizioni e cibo. L’M23 non sta praticamente trovando opposizioni. Se non succede nulla – la chiosa della fonte anonima – fra due o tre giorni saranno qui a Butembo. È il momento di pregare, la situazione è critica».
La drammaticità di questa ricostruzione è in linea con altre testimonianze raccolte dalla stampa locale. Il direttore di una scuola di Kayna ha denunciato la fuga dei contadini da tutte le località interessate dall’offensiva e la conseguente mancanza di cibo. Cibo che servirebbe alle centinaia di persone sfollate che già si trovavano in queste località del territorio di Lubero, ha fatto presente l’insegnante, e che ora devono scappare da nuove aggressioni. La parte orientale della provincia del Nord Kivu è infatti l’epicentro delle ostilità fra esercito e M23 da oltre due anni, da quando cioè la milizia, che nel 2012 era anche riuscita a occupare Goma per alcuni mesi, è tornata a lanciare una nuova offensiva contro Kinshasa.
Le Accuse a Kigali
Le attività dell’M23 sono al centro delle tensioni, sempre crescenti, fra la Rd Congo e il Rwanda. La prima accusa infatti la seconda di supportare militarmente e finanziariamente il gruppo armato, costituito per lo più da persone della comunità tutsi di origine rwandese, oltre che di essere direttamente presente sul campo anche con centinaia di suoi soldati. Una tesi questa, sostenuta anche da report indipendenti delle Nazioni Unite e da diversi esponenti della comunità internazionale.
I ribelli sarebbero utilizzati da Kigali per destabilizzare il paese vicino ma soprattutto per poter contrabbandare le numerose e preziose risorse naturali che si trovano nell’est della Rd Congo. Su tutte il coltan e le cosiddette 3T (tantalio, tungsteno e zinco, il cui nome inglese è tin), elementi fondamentali per poter realizzare i dispositivi elettronici di ultima generazione utili alla transizione energetica e quindi molto richiesti.
Il governo rwandese del presidente Paul Kagame ha sempre rimandato al mittente le accuse. Dopo mesi e mesi di escalation però, il capo di stato, che si appresta a essere riconfermato con consensi plebiscitari alle elezioni di questo mese, vista l’estromissione dal voto di qualsiasi voce dell’opposizione minimamente credibile, si è detto anche pronto a «combattere» qualora le tensioni col grande paese vicino dovessero degenerare.
Il Dramma Umano e la Risposta di Kinshasa
Il dramma del nord-est del paese si fa sentire, e molto, anche a Kinshasa, più di 1.500 chilometri più a ovest. Ce ne si è accorti in occasione del discorso del presidente Felix Tshisekedi per il 64esimo anniversario dell’indipendenza del paese, raggiunta dal Belgio il 30 giugno 1960. Il tema della sicurezza nelle province orientali è stato infatti al centro delle parole del presidente, così come è stato uno dei nodi chiave delle critiche che gli sono state mosse da opposizioni e società civile.
«Ciò che sta accadendo a Kanyabayonga, Kayini, nei villaggi del sud di Lubero così come nei territori di Rutshuru, Nyiragongo e Masisi costituisce una palese aggressione contro la nostra sovranità nazionale e la pace del nostro popolo», ha affermato Tshisekedi in riferimento a diverse aree del Nord Kivu. Il presidente ha poi annunciato: «Ho incaricato il governo di investire in via prioritaria nel rafforzamento della capacità dello Stato di mettere in sicurezza il territorio e la popolazione con un bilancio cumulato su cinque anni, pari al 20% del bilancio annuale». La cifra citata equivarebbe al doppio della percentuale messa a disposizione della difesa durante in 2023, che è stata pari al 10%. Kinshasa è il paese al mondo che ha aumentato in modo più significativo l’anno scorso la quota di denaro pubblico destinata a questo comparto, stando ai dati dello Stockholm International Peace Research Institute (SIPRI).
Reazioni e Critiche
Le dichiarazioni del presidente non sembrano convincere gli abitanti del Nord Kivu, anzi. Ai microfoni dell’emittente franconfona Radio France Internationale (RFI), il presidente del coordinamento urbano della società civile di Butembo, Mathe Saanane, si è detto «per niente rassicurato» dalle affermazioni del capo dello stato e ha messo l’accento sulle mancanze a livello di comando militare, che dimostra di «non essere all’altezza della sfida nella provincia».
Anche il leader dell’opposizione Moïse Katumbi, già candidato alla presidenza più volte e lo scorso dicembre, ha fatto riferimento al «ai fratelli e alle sorelle nell’est del paese che muoiono ogni giorno» nelle sue critiche a Tshisekedi, ritenuto responsabile di un sistema che «non funziona» e dove «la sofferenza è totale».
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